I BTP sono uno dei buoni statali più interessanti in assoluto per chi cerca degli investimenti sicuri. Si tratta di scelte con le quali è possibile investire i propri risparmi avendo la certezza che il denaro che si depositerà verrà preso, con certezza, alla scadenza. Quando si parla di rendimenti obbligazionari, tuttavia, bisogna tenere presente che ci sono quattro variabili importanti:
- Spese di acquisto
- Imposte sulla cedola
- Imposte sullo scarto di emossione
- Imposte sul guadagno (capital gain)
Andiamo con ordine e cerchiamo di capire in che maniera, ognuna di queste cose, può influire sul guadagno che si ha con questo metodo di investimento.
Spese di acquisto
Si tratta del costo che bisogna sostenere per acquistare i BTP. Nello specifico, comportano una diminuzione del guadagno effettivo che questo investimento permette di realizzare. Se ipotizziamo delle commissioni di acquisto pari al 1% sul valore totale, ed un prezzo del 99,73%, alla fine il valore finale sarà di 100,73%.
Imposte sulle cedola
Si tratta di imposte che si pagano sulla cedola che si incassa. La legge italiana prevede delle tasse pari al 12,5%, che alla fine portano ad una riduzione complessiva del rendimento del BTP. Se ipotizziamo una cedola pari al 3% in totale, le imposte saranno pari allo 0,375%, ovvero il 12,5% di 3%. Ecco che il valore della cedola netta sarà, dunque, pari a 2,625%.
Imposte sullo scarto di emissione
Tali imposte si pagano sulla differenza tra il valore di rimborso del titolo e il valore che esso aveva all’asta. Ecco che, per poter fare questo calcolo, bisognerà necessariamente considerare il prezzo a cui il titolo è stato emesso.
Imposte sul capital gain
Si parla di capital gain per indicare la plusvalenza che si incassa vendendo il titolo in un periodo differente da quello di emissione o di rimborso. I BTP sono un eccellente modo per lucrare sul prezzo di acquisto e di vendita e riuscire a farlo per bene permette di guadagnare delle interessanti somme di denaro.
Ipotizziamo che il BTP sia stato acquistato in fase di emissione e che venga venduto prima della sua scadenza: in questo caso la differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita è tassata al 12,5%, esattamente come per le imposte sulla cedola.
Se ipotizziamo di aver comprato un BTP al 98% e di averlo venduto incassando una percentuale del 1%, la quota di tassazione dovrà essere calcolata su questa differenza, ovvero sulla plusvalenza, non su tutto il prezzo di realizzo. Se, al contrario, si realizza una minusvalenza, ovvero si perde denaro dalla vendita, non c’è ovviamente da pagare nessua imposta e si può ammortizzare tale perdita con delle eventuali plusvalenze da realizzarsi nel giro di 4 anni.
Le conclusioni sul calcolo dei rendimenti dei BTP
Il calcolo dei rendimenti di un BTP è particolarmente complesso perché sono numerose le leggi che bisogna prendere in considerazione. Sicuramente possiamo consigliare di rivolgersi ad un bravo consulente finanziario, che saprà effettuare il calcolo nel miglior modo possibile.
Questo investimento è molto sicuro ed è per questo che è particolarmente amato da chi non vuole rischiare, ma ovviamente fare dei calcoli corretti in termini di remunerazione è importante per valutare la convenienza di questo investimento a confronto di altri.
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